«Una sofferenza come la mia non ha orgoglio.
Cosa mi importa se si saprà che sono disperata?
Tutto il mondo può avere il trionfo di vedermi in questo stato. Quelli che non sanno cosa sia soffrire possono essere orgogliosi e indipendenti. Possono resistere agli oltraggi, o ricambiare le provocazioni. Io non posso farlo. Io devo soffrire, mi devo disperare, e che tutti quelli che vogliono godere di questo siano i benvenuti».
Jane Austen, “Ragione e sentimento”
Cosa mi importa se si saprà che sono disperata?
Tutto il mondo può avere il trionfo di vedermi in questo stato. Quelli che non sanno cosa sia soffrire possono essere orgogliosi e indipendenti. Possono resistere agli oltraggi, o ricambiare le provocazioni. Io non posso farlo. Io devo soffrire, mi devo disperare, e che tutti quelli che vogliono godere di questo siano i benvenuti».
Jane Austen, “Ragione e sentimento”
«Le parole
sono buone. Le parole sono cattive. Le parole offendono. Le parole chiedono
scusa. Le parole bruciano. Le parole accarezzano. Le parole sono date,
scambiate, offerte, vendute e inventate. Le parole sono assenti. Alcune parole
ci succhiano, non ci mollano; sono come zecche: si annidano nei libri, nei
giornali, nelle carte e nei cartelloni. Le parole consigliano, suggeriscono,
insinuano,
ordinano,
impongono, segregano, eliminano. Sono melliflue o aspre. Il mondo gira sulle
parole lubrificate con l’olio della pazienza. I cervelli sono pieni di parole
che vivono in santa pace con le loro contrarie e nemiche. Per questo le persone
fanno il contrario di quel che pensano, credendo di pensare quel che fanno».
José Saramago, “Di questo mondo e degli altri”
José Saramago, “Di questo mondo e degli altri”
Nessun commento:
Posta un commento